La certificazione del regime

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Un paese in cui un organo amministrativo può chiudere qualsiasi sito web senza il coinvolgimento dell'autorità giudiziaria e senza che nessun organo possa valutare la legittimità delle sue decisioni, non è una democrazia.

Questo è esattamente quello che l'attuale maggioranza di governo sta per fare con l'attribuzione all' AGCOM del potere assoluto di censura del web. E, va detto, grazie alla sostanziale e colpevole indifferenza dell'opposizione. Le censure non sono mai viste troppo male da chi governa, come illustra perfettamente il Dalemapensiero sulle intercettazioni telefoniche, e se si fa passare sotto silenzio una grave porcata come quella che sta per essere messa in atto, si potrà poi sfruttarla a proprio favore nella prossima legislatura.

In questi giorni riflettevo sulla rivoluzione silenziosa e sulla democrazia. Il nemico del popolo è il potere. Qualunque potere. L'unico modo per ottenere giustizia sociale è strappare il potere dalle mani di chi lo detiene e distribuirlo il più equamente possibile. Strumento del potere dal basso, in tutte le rivoluzioni di questa primavera, è stata internet. Normale che adesso in Italia, che non è certo un paese liberale, la si voglia imbavagliare.

E non ci si faccia ingannare dalla bufala dei diritti d'autore. Qualsiasi blog, spazio, pagina di facebook, post su tumblr e via dicendo è una violazione del diritto d'autore. Le immagini, le frasi citazioni, gli stessi link costituiscono, o potrebbero essere letti come, una violazione del diritto d'autore. Internet ed il paradigma di ipertesto costituiscono di fatto un superamento del diritto d'autore. Fate un rapido conto: quante immagini, citazioni, frasi, link contiene il vostro spazio su internet di cui non potete dimostrare di detenere i diritti? Questo è il grimaldello perfetto per decidere, arbitrariamente, di chiudere qualsiasi pagina scomoda, oltretutto col pretesto di difendere dei diritti, e non di esercitare una censura politica.

Dice bene Gilioli: dopo la vittoria del referendum era logico aspettarsi un attacco alla rete, che quella vittoria ha reso possibile.

Qui e qui approfondimenti, questa e quest'altra invece le pagine per la mobilitazione online. Ma non basta. Occorre scendere in piazza e farsi valere, dare corpo alle esigenze minime di libertà che costituiscono il presupposto minimo per continuare a ritenersi cittadini di questo paese.