Visioni.

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Io che guardo un film italiano. Mah. Oltretutto trovandolo bello, intelligente, divertente. A volte, se uno è fortunato, succede: lo sguardo incontra una prospettiva diversa e d'improvviso trova il nuovo. Anche questo è un cambiamento che mi piace. Alcune battute sono fulminanti, gli attori sono formidabili, tutti. Ma soprattutto è diverso dalla maggioranza dei film italiani per un punto, per me fondamentale: la speranza. La maggior parte dei film italiani si chiude su una nota malinconica, drammatica, cupa. Da Benigni a Sordi a Virzì, il finale dei film italiani, la loro morale autentica, indipendentemente dalle vicende narrate, sembra essere sempre quella che non si supera se stessi, non si tradisce il fato, non si sfugge alle sabbie mobili di ciò che ci hanno insegnato ad essere. Nei film italiani manca drammaticamente il sogno, la capacità di reinventarsi, l'idea di un'orizzonte possibile, per quanto lontano. Una lezione come quella di Randy Pausch, in un paese a tradizione cattolica come il nostro, sarebbe impensabile, ed invece andrebbe trasmesso una volta al mese in tutte le scuole. Ma sto divagando. Insomma ho visto "Si può fare" ed è un film, fin dal titolo, diverso. Un manifesto di intenti, una idea che se non si spinge a ipotizzare una cura, trova comunque un cammino, un percorso. Si può fare tutto. Crederci è il primo passo, forse il più difficile.