L'anno che verrà.

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L'anno vecchio è finito e si fa tempo di bilanci, chissà perché. Che a me i bilanci verrebbe meglio farli a primavera, quando tutto rinasce e ci si lascia alle spalle l'inverno e anche allora, comunque, no. C'è stato un tempo in cui ne facevo di continuo, pesavo sulla bilancia il buono e il poco buono di ogni cosa, di ogni situazione, di ogni anno passato, oggi non è più così. Non c'è il buono o il poco buono in un anno, c'è un agire coerentemente con il proprio sentire e l'agire contro se stessi. E riguardo ai bilanci, molte cose in un anno si concludono, progetti, rapporti, opere. E molte altre cominciano, cose di cui ancora è forse presto parlare ma di cui si sono magari gettati i semi. Tutto, finché si vive, è in divenire e i bilanci sono una sezione delle onde del mare, ma le onde continuano a muoversi mentre i bilanci restano fermi, dandoci un quadro falsato della realtà. Leggendo oggi gli anni passati non vedo annate "cattive" ma momenti in cui ero perso, impaurito, sopraffatto da situazioni sulle quali non ho avuto la forza di impormi. Gli stessi eventi, avessi saputo affrontarli secondo il mio sentire e non secondo una morale o una aspettativa altrui, sarebbero stati altrettanto dolorosi ma non altrettanto distruttivi. Quindi non credo abbia senso augurare un buon 2012 a nessuno di Voi. Auguro invece a tutti la capacità di ascoltarsi sempre e la lucidità per agire in conformità con ciò che sentite. Il resto verrà da solo.